* fra il perderci via ad esplorare la Val Verzasca e problemi ‘tecnici’ purtroppo stavolta non c’è stato tempo per un servizio fotografico appropriato
LADY IN BLUE
In un mondo di vetture sempre più pesanti e ripiene di steroidi per giocare a chi abbia più cavalli la A110 è una vera boccata d’aria fresca, un gioiellino che combina leggerezza rara ad un coinvolgimento di guida purissimo. Assolutamente una delle sorprese di quest’anno
Ah… la Val Verzasca. Questa rilassante e pacifica valle Svizzera una quarantina di chilometri a nord di Lugano vanta acque color smeraldo, spettacolari cascate, antichi ponti e casette in pietra appartenenti ad un’altra epoca. Sarebbe un luogo assolutamente da visitare ed esplorare anche se non vi fosse un’Alpine A110 parcheggiata nel centro del paesino di Gerra Verzasca, ma visto che siamo fortunati possiamo casualmente godere anche della vista del gioiellino francese. Gentilmente messa a disposizione da amici questa Alpine A110 è la versione Pure, una sorta di modello base della A110 che di base ha ben poco visto che l’allestimento ha già tutto ciò che serve senza essere spartano; in più avete il vantaggio di risparmiare 25 chili di peso rispetto alla più accessoriata Lègende, e un peso minore significa sempre un sorriso più grande alla guida. Non che la A110 abbia problemi dietetici sia chiaro: la Lègende ferma la bilancia a 1.123 chili in ordine di marcia, ma la Pure fa ancora meglio con 1.098, indizio di quale sia stata la filosofia progettuale seguita dalla casa francese. L’Alpine ha rilanciato il suo storico marchio con una sportiva semplice, essenziale e coinvolgente che vuole essere un’alternativa alle solite Cayman, 4C o Elise e non vedo l’ora di scoprire se l’obiettivo è stato centrato. Prima di mettermi al volante però c’è una cosa da fare: ammirare la A110.
Di profilo la francese a motore centrale è intrigante, ma davanti e dietro vanta semplicemente uno dei design più affascinanti concepiti negli ultimi anni con linee seducenti e morbide e un gran carattere, specialmente quando rimanete stregati da quei quattro fari a led che rimandano nostalgicamente all’originale Berlinette 1600 degli anni ’60. Per quanto sia bello fissare negli occhi la A110 però è molto meglio accomodarsi all’interno: l’abitacolo dell’Alpine è ben curato con una seduta piacevolmente bassa, sedili in pelle (con trama a diamante e cuciture blu, così come i pannelli portiera) e Alcantara, tunnel centrale semplicissimo e ordinato e dei quadranti digitali molto accattivanti e chiari da capire. La qualità e gli assemblaggi di alcune parti faticano a rispecchiare il prezzo di listino, ma una volta premuto il lucente tasto rosso dell’avviamento e esser partiti tutte queste piccolezze svaniranno come la nebbia mattutina. Il propulsore è lo stesso 1.8 litri quattro cilindri turbo che si trova sotto il cofano della Megane R.S. 280 – con 252 cavalli anziché 280 e qui montato in posizione centrale ovviamente – ma i tecnici Alpine sono riusciti a dargli molto più carattere rispetto alla hot hatch francese: complici gli oltre 300 chili in meno si passa da 0 a 100 in soli 4,5 secondi con una spinta costante fino ad almeno 6.000 giri, a differenza della Megane che a 5.000 si trova già con il fiato corto. Altra miglioria fantastica è il sound: premendo il tasto Sport lo scarico diventa molto più rabbioso ed entusiasmante, persino più di quello della Megane R.S. Trophy (che ci fa compagnia oggi), con una tonalità che sopra i 4.800 giri diventa più cupa e cava, come se risuonasse dentro una lattina alle vostre spalle (paragone azzeccato visto che telaio e carrozzeria sono realizzati in alluminio) e con delle fucilate e degli scoppiettii in rilascio esilaranti; insomma premunitevi di scotch o attack perché quel tasto sul volante non vorrete disattivarlo nemmeno per sbaglio. Per quanto la spinta e il sound del motore Renault-Nissan siano migliorati, state solo scalfendo la superficie, perché i pregi di quel giocattolino che è l’Alpine A110 sono ben altri.
Innanzi tutto le dimensioni e la posizione di guida: il percorso della Val Verzasca è interessante ma la strada è particolarmente stretta – temevo troppo stretta – e piena di curve cieche, invece l’Alpine grazie al baricentro basso e agli ingombri minimi vi mette incredibilmente a vostro agio, così tanto da permettervi di spingere come si deve dopo poche centinaia di metri. Ed è qui la A110 riesce a guadagnarsi il vostro amore, perché telaio e sospensioni sono eccezionali, una delle migliori accoppiate che abbia mai provato. Molle e ammortizzatori non sono stati pensati per aggredire il Nurburgring ma per un uso stradale e fanno della morbidezza il loro più grande pregio: riescono a mantenere un rollio irrisorio copiando perfettamente l’asfalto, quasi galleggiandovi sopra e dandovi l’idea di guidare in punta di piedi; una tale delicatezza è rara oggigiorno. A rifinire il quadro ci pensa un telaio di una naturalezza disarmante, mai nervoso nonostante il motore centrale, prevedibile e coinvolgente e che vi permette di buttare l’Alpine in curva con entusiasmo. Potete sfruttare il grip in percorrenza, oppure portare la frenata dentro la curva o rilasciare l’acceleratore dopo il punto di corda per intraversare il posteriore ma sempre sapendo che l’equilibrio e la sincerità di quel telaio regneranno sovrani. Divertente? Potete giurarci.
Ad aiutare a tenere una media allegra ci pensa l’ottimo cambio doppia frizione con paddles al volante fissi ma facilmente raggiungibili (ancora una volta un gran miglioramento rispetto a quelli della Megane R.S.), i freni duri e sufficientemente potenti e i miei istinti più bassi ormai corrotti dalla finezza di questa Alpine. Per il tipo di guida per la quale è nata, la A110 è meravigliosa e personalmente ho solo un paio di riserve: lo sterzo è preciso e diretto nonché ottimo da impugnare, ma me lo aspettavo più cristallino e comunicativo nel descrivere la strada che scorre sotto le ruote anteriori, mentre mi ha sorpreso riscontrare più turbo lag del previsto da parte dell’1.8 litri. Nulla di tragico, solo un leggero ritardo dell’acceleratore rispetto ai vostri input sotto i 3.000 giri; è un difetto che in pista sicuramente non si presenterebbe e che in un’altra auto non sarebbe degno di nota, ma con un telaio tanto fenomenale e reattivo spiace dover attendere una frazione di secondo di troppo per godere dell’innato bilanciamento della Alpine. Fine delle critiche perché per quanto mi riguarda la A110 è una boccata d’aria fresca nel panorama automobilistico, non cerca di stupirvi con 600 cavalli o effetti speciali derivati dall’elettronica ma torna alle origini della purezza; è come respirare ossigeno a 2.700 metri sulle Dolomiti dopo lo smog di una metropoli. La piccola A110 riesce a unire la precisione e l’equilibrio di una Boxster insieme ad una leggerezza simile alla Elise o alla 4C, conservando però interni comodi e accoglienti e ottime doti da Gran Turismo, il tutto aggiunto alla gioia che provate a guidarla lungo una strada tortuosa. Ed è per questo che la adoro.
di Tommaso Ferrari