BELLEZZA STATICA

La 3200 GT ha una linea senza tempo e un design magnifico, ma alla guida c’è qualche difetto in più del previsto nonostante questa sia la rara Assetto Corsa 

E’ ormai da un po’ che sto provando questa Maserati ma per quanto sia fascinosa, potente e lussuosa c’è un tarlo in testa che continua lentamente a rosicchiare le mie convinzioni. Il fatto è che questo esemplare non è una normale 3200 GT ma la rara versione ‘Assetto Corsa’, una serie limitata che voleva diluire un po’ le lettere ‘GT’ del nome per puntare a un comportamento più dinamico e sportivo, in poche parole: divertente. Ma mi sto divertendo? . Da un lato sì perché domare l’inatteso carattere della 3200 GT è parecchio impegnativo, dall’altro non troppo perché questo carattere inatteso è dovuto a pecche che non dovrebbero esserci su un’auto dal nome così cool e pieno di intenti. Non che Maserati sia un marchio estraneo alle corse: dall’anno della sua fondazione – 1914 – le auto con il tridente hanno vinto di tutto, da GP di Formula 1 alla Targa Florio fino ad Indianapolis e alla Pikes Peak grazie a vetture competitive, piloti del calibro di Fangio e Stirling Moss e grazie alla perseveranza dei fratelli Maserati. Questo perlomeno fino agli anni ’60 quando la complicata situazione finanziaria dell’azienda sfociò nella sua acquisizione da parte di Citroen (ricordate la splendida Citroen SM Maserati?) e successivamente da parte della De Tomaso, che tuttavia non riuscirono a riportare il marchio italiano ai fasti di un tempo. Per una situazione più rosea dobbiamo aspettare il 1993 quando Maserati passa al Gruppo Fiat che quattro anni dopo, nel 1997, cederà metà delle azioni alla Ferrari. E cosa fu presentato nel 1998? Proprio la nostra Maserati 3200 GT.

In realtà la 3200 non venne sviluppata insieme alla casa di Maranello – bisognerà attendere la 4200 GT e il suo V8 aspirato per quello – ma una situazione più stabile permise a progettisti e designer di concentrarsi sulla realizzazione di questa Gran Turismo sportiva cercando di eliminare i problemi di inaffidabilità e qualità costruttiva che avevano caratterizzato il Tridente durante gli anni ’70 e ’80. Innanzi tutto partiamo da un presupposto: la 3200 GT è bellissima. Il design di Giugiaro è talmente elegante e sinuoso che la vecchiaia non sembra aver scalfito la carrozzeria di questa Maserati, alla quale non dareste minimamente ventun anni; le concorrenti dell’epoca – Porsche 996 e Jaguar XKR – per quanto valide sono invecchiate decisamente peggio. E’ un po’ come Charlize Theron o Jennifer Love Hewitt: non sono giovanissime ormai ma non è che vi farebbe proprio schifo uscirci a cena insieme. Il profilo è di una pulizia e semplicità rare mentre l’anteriore con il tridente in bella vista e le branchie sul cofano bilanciano con parecchia aggressività, senza parlare degli iconici fari a Led posteriori a forma di boomerang. A livello estetico però la Assetto Corsa (uscita nel 2001) cambia ben poco, sono i contenuti tecnici quelli che hanno il compito di impressionare maggiormente. L’anteriore è più basso di 10 mm mentre il posteriore di 8 mm, i cerchi da 18 pollici si distinguono per la finitura brunita e gomme Pirelli P Zero Corsa, gli ammortizzatori sono più rigidi e a controllo elettronico, lo sterzo è stato migliorato, le pastiglie sono Pagid RS421 e troviamo barre antirollio maggiorate, mentre il motore resta il solito 3.2 litri V8 Biturbo da ben 370 cavalli e 490 Nm di coppia; pare proprio che con la 3200 GT A.C. Maserati volesse smetterla di far evocare immagini di anziani signori al volante di auto inutilmente sportive per loro, realizzando qualcosa di più mirato.

Di Assetto Corsa ne sono state realizzate solamente 250 in tutto il mondo, di cui 56 per l’Italia: la nostra è la numero 15 ed è rifinita con un magnifico Rosso Mondiale per la carrozzeria e pelle Connolly nera per i lussuosi interni, esattamente dove mi sto accomodando ora. Fatta eccezione per il cruscotto datato e alcune plastiche troppo economiche per una Maserati (e che hanno decisamente risentito del calore, come per la Ferrari 355 berlinetta) gli interni sono davvero comodi e accoglienti, e anche se dietro lo spazio è più angusto del previsto i vostri passeggeri non vi vorranno troppo male, giusto un pochino. Egoisticamente parlando però io sono seduto al posto del guidatore, quindi la cosa mi interessa relativamente. All’avvio il V8 biturbo si risveglia con un sound basso, gutturale e più minaccioso del previsto, leggermente ovattato per via dei due turbocompressori IHI che fanno sentire la loro presenza sibilando e gorgogliando. Quando venne presentata la 3200 GT io avevo sei anni, ma anche da piccolo la mia mente semplice riusciva a capire che la somma “370 cavalli + due turbocompressori + acceleratore con pensiero proprio + controlli del 1998” desse come risultato “oi oi oi”. A prescindere infatti dal partire cautamente o meno il vostro principale e più grande ostacolo sarà il maledetto acceleratore fly by wire, il primo acceleratore elettronico mai montato su un’auto di serie, che fa anche scena se volete, ma a livello di guida avrei preferito di gran lunga qualcosa di meccanico.

Il problema non è tanto la reattività del pedale destro – che anzi, a dispetto dei due turbo è piuttosto buona e con meno lag del previsto – ma la sua azione on-off per nulla progressiva; sarà anche un componente con i suoi anni ma appena sfiorate l’acceleratore vi trovate a 4.000 giri e con una partenza da furto in banca, quando magari volevate solo uscire da uno spiazzo. Con il passare dei chilometri vi abituate, ma un comando così poco modulabile non è comunque carino per il punta tacco o quando in uscita da un tornante dovete dosare quasi quattrocento cavalli di una volta.  E qui ce ne sono tanti, di tornanti. Fortuna appunto vuole che il concessionario dal quale siamo partiti sia attaccato al percorso della Malegno-Borno, una famosissima cronoscalata che si svolge lungo un divertentissimo nastro d’asfalto, un banco di prova fin troppo esigente per una GT come la 3200. I freni hanno una corsa troppo lunga e morbida ma una presa sufficiente a fermare i 1.590 chili della Maserati, mentre lo sterzo è meravigliosamente ergonomico ma davvero restio a dare informazioni se non quando iniziate a caricare seriamente l’anteriore; però è piuttosto diretto e preciso permettendovi di non staccare quasi mai le mani dal volante se non nei tornanti più stretti. In realtà dovrete poter muovere liberamente le mani in uscita dai tornanti perché la Assetto Corsa dimostra di avere un gran bel caratterino. Poco dopo essere partito ho premuto il tasto Sport che irrigidisce le sospensioni e sguinzaglia il controllo di trazione e come immaginava il me bambino non è facile domare un V8 biturbo poco progressivo e vecchio di vent’anni; inoltre le gomme di questo esemplare (cambiate in Michelin Pilot Sport da 265/35) sono ferme da un po’ il che si traduce in poca propensione a scaricare a terra i cavalli e una grande predilezione per i sovrasterzi.

Il posteriore allarga bruscamente e in fretta quindi servono riflessi pronti dato che non potete parzializzare granché con l’acceleratore né fare affidamento su un telaio molto preciso sfortunatamente. Lo chassis della Assetto Corsa infatti non si mostra fenomenale, specialmente in quei momenti dove il retro scivola leggermente per chiudere la traiettoria senza quasi bisogno di controsterzare: sentite proprio la sua confusione, con l’anteriore che non sa se mantenere la linea impostata o se allargare anche lui per solidarietà con il posteriore. Con lo snodarsi della strada vi abituate e comprendete meglio il comportamento della Maserati ma vi manca sempre un qual certo senso di connessione; certo, parliamo di una Gran Turismo e non di una Caterham, ma mi sarei aspettato qualcosa in più. Questo carattere brusco, il secco cambio manuale a sei marce, la spinta possente del V8 sopra i 2.600/700 giri e il suo sound pieno di fischi, sbuffi e soffi della pop off e della wastegate sono coinvolgenti, ma le emozioni che provate sono dovute più allo stare costantemente vigili per tirare fuori il meglio da questa sinuosa coupé. Non fraintendetemi, la 3200 GT Assetto Corsa non è un’auto da non apprezzare: la linea è veramente magnifica, un impeccabile mix fra eleganza, pulizia e aggressività, gli interni sono lussuosi e speciali con tutti quei loghi Maserati e la targhetta dell’edizione limitata, mentre il 3.2 V8 biturbo ha carattere e rabbia da vendere, solo che il nome Assetto Corsa le va piuttosto largo. Con freni e pneumatici nuovi sicuramente il comportamento stradale migliorerebbe, ma sarebbe stato bello se Maserati l’avesse resa più affilata e precisa nel suo complesso. La cosa sensata da fare è godersela in qualche percorso poco impegnativo, arrivare a destinazione, parcheggiare la Assetto Corsa in un punto panoramico e stare lì con una seggiolina ad ammirare quella linea squisita.

Un ringraziamento a Giovanni della Gio&Gio Auto per questa affascinante Maserati

di Tommaso Ferrari