* Testo integrale del lavoro svolto per Automobilismo d’epoca (Tradotto: è un sacco lungo)
SANGUE BLU
Incantevole, emozionante e con un sound da brividi anche se il progresso non le ha portato solo pregi
Se andate a ricercare il significato del colore blu scoprirete che questa profonda tonalità simboleggia armonia ed equilibrio, calma e tranquillità emotiva nonché pace interiore; il blu ha la capacità di rilassare una persona, di porre freno alle sue ansie e di abbassare i battiti del suo cuore, è un colore utile insomma. C’è da dire però che quando ho visto arrivare questa elegante e incantevole F355 Berlinetta di un raro ‘Blu Scuro Micalizzato’ i miei battiti erano tutto tranne che bassi mentre la mia tranquillità emotiva era fuggita dopo aver sentito il seducente sound del V8 di Maranello. Sulla meravigliosa melodia del 3.5 litri a otto cilindri torneremo più avanti, ma anche per quanto riguarda l’estetica è difficile restare indifferenti: come per la versione precedente – la 348 TB – il design della Ferrari F355 è opera del celebre Pininfarina ma l’approccio stilistico qui è nettamente diverso. Mentre la 348 si ispirava chiaramente alla Ferrari Testarossa con quelle scenografiche prese d’aria alettate sulle fiancate e la griglia posteriore che copriva i fari, sulla F355 tutte le linee sono più morbide e levigate, a partire dalle aperture che scivolano lungo il profilo della portiera fino ai fari posteriori circolari e al musetto anteriore meno squadrato; è come se Pininfarina avesse messo un vellutato abito da sera alla più tagliente 348 per farla eleggere dama del ballo, e la verniciatura blu anziché quella classica in ‘Rosso Ferrari’ esalta ancor più questa impressione. Il cambiamento nelle forme della F355 si percepisce anche nel suo complesso: nonostante gli ingombri siano praticamente identici alla sua antenata (stessa altezza, due centimetri in più di lunghezza e sei millimetri in più di larghezza) i vostri occhi reputano la berlinetta persino più vicina al terreno, leggermente più lunga e ancora più filante. C’è però un motivo specifico che rende questa bellissima Ferrari ampiamente rinomata, il progresso.
Presentata solamente cinque anni dopo la 348, la F355 rappresentava infatti un balzo tecnologico impressionante, paragonabile allo sviluppo ricevuto dalla 458 Italia in confronto alla 430, e per dei validi motivi. Il motore V8 del cavallino era indubbiamente uno dei protagonisti: la cilindrata cresceva solamente di 91 cm3 (da 3.405 cc a 3.496cc) ma la potenza passava da 300 cavalli a 7.200 giri e 324 Nm di coppia all’incredibile valore di 380 cavalli a 8.250 giri e 363 Nm, un abisso rispetto a prima. Un tale incremento era stato ottenuto aumentando leggermente la corsa e il rapporto di compressione, utilizzando bielle in titanio, aggiornando l’iniezione elettronica con il più recente sistema Bosch Motronic 2.7 e soprattutto dotando la F355 di una testata a cinque valvole per cilindro (da qui il secondo cinque nel nome). Queste caratteristiche – aiutate dal Cx favorevole e dal peso che era sceso da 1.393 chili a secco a soli 1.350 – garantivano prestazioni notevoli anche per gli standard odierni, con un tempo da 0 a 100 archiviato in 4,7 secondi e una velocità massima di 295 km/h. Altra grande innovazione per l’epoca erano le sospensioni che di base riprendevano lo schema a quadrilateri trasversali della 348 con molle elicoidali e ammortizzatori telescopici a gas, ma il loro controllo avveniva elettronicamente in modo tale da avere un funzionamento più preciso e una risposta più rapida ai cambiamenti dell’asfalto. Parlando di elettronica non si può non citare uno dei più grandi contributi che la F355 diede alla storia Ferrari dal 1997 in poi, ovvero il primo cambio elettroattuato mai montato su una vettura di Maranello. Chiamata ‘F1’ questa trasmissione a sei marce derivava dal mondo delle corse (fu testata per la prima volta sulla monoposto di Nigel Mansell nel 1989) e consisteva in due bilancieri fissi dietro il volante, uno per scalare e uno per salire di marcia, ovviamente senza il pedale della frizione dato che quest’ultima era semiautomatica.
La berlinetta Ferrari non si distingueva dalla progenitrice solo meccanicamente o elettronicamente, ma aveva ricevuto attenzioni anche per quanto riguardava l’aerodinamica: le ore spese nella galleria del vento infatti ammontarono ad oltre 1.300 (Pininfarina tenne a precisare che rimase sufficiente spazio per la sua creatività) per ottenere una linea efficace e fluida. Il musetto anteriore ad esempio divide il flusso d’aria in due parti, uno deviato lungo le fiancate per terminare nelle prese d’aria e un altro che scivolava nel sottoscocca a fondo piatto garantendo effetto suolo e deportanza con il solo aiuto di un discreto spoiler posteriore. Avere una F355 Berlinetta al giorno d’oggi significa non solo possedere una magnifica supercar classica ma un vero e proprio pezzo di storia del Cavallino Rampante, e l’esemplare che abbiamo in prova oggi non fa eccezione. Oltre al raro e sopracitato Blu Scuro Micalizzato che nobilita la carrozzeria, questa particolare F355 ha interni rifiniti in pelle Connolly color panna e uno stato di conservazione che rasenta la perfezione dato che il contachilometri non supera la cifra di 11.800 km. Comprata nuova dal noto collezionista e finanziere Emilio Gnutti la F355 fu un regalo per il figlio che evidentemente non ne fece un uso troppo intensivo, come testimonia il fatto che dopo ventun anni i chilometri percorsi non arrivarono a 9.000, meno di 440 all’anno. Praticamente un crimine. L’attuale proprietario comprò la Berlinetta a metà del 2015, la portò da un concessionario Ferrari locale per un tagliando da svariate migliaia di euro in modo da riportarla fresca di fabbrica (visti i lunghi periodi di fermo) e dal 2016 ad oggi la utilizzò più spesso coprendo quasi 3.000 chilometri. Restiamo ad ammirarla per parecchio tempo: la linea sinuosa, la verniciatura perfetta – con il bollino che testimonia l’originalità del colore – e gli interni intonsi, i cerchi in magnesio senza un segno e persino il volante (peraltro a tre razze, molto più semplice ed elegante del successivo a quattro) e il pomello del cambio non riportano la minima usura.
Per carità, ammirare una Ferrari F355 berlinetta è un passatempo davvero gradevole ma mentirei spudoratamente se dicessi di non essere interessato a calarmi in quel bianchissimo abitacolo per impugnare la lunga leva del cambio e avviare il motore 3.5 litri montato in posizione centrale. Che venga definita youngtimer o auto d’epoca non direste mai che questa splendida supercar abbia passato il quarto di secolo. Così come una fanciulla che frequentavo qualche tempo fa infatti anche la F355 a Maggio ha compiuto venticinque anni, e come lei, anche la berlinetta di Maranello è molto attraente, intrigante ed emozionante… ma sfortunatamente – e un po’ a sorpresa – non molto più facile da interpretare. Mi riferisco all’esperienza di guida, che è stata tanto rilevatrice quanto interessante. Durante la presentazione del modello la casa di Maranello aveva calcato molto la mano sulle modifiche progettuali che differenziavano la F355 rispetto alla vecchia 348 TB, dalle cinque valvole per cilindro all’aerodinamica fino al divario di prestazioni, sottolineandone il miglioramento sotto ogni aspetto. Effettivamente un grosso miglioramento c’è stato, ma in una direzione leggermente diversa da quanto mi aspettassi. Già accomodandovi all’interno si notano le prime modifiche significative: il volante a tre razze è simile a quello della 348 – ma come successo per la carrozzeria ha una forma meno squadrata e con linee più morbide – e le bocchette dell’aria sono letteralmente le stesse della versione precedente, ma qui il cruscotto non si raccorda al tunnel centrale e vanta uno stile molto più raffinato, complice anche la pelle Connolly che ne ricopre la metà inferiore. La pedaliera ha un design più sportivo ed è in alluminio, così come il pomello non più in bachelite, e i sedili hanno cuciture ben eseguite e un aspetto molto distinto grazie alla pelle chiara, tuttavia il rivestimento del tunnel centrale mostra qualche parte lievemente deformata a causa del calore del sole e all’età.
Al momento però sono distratto dalla chiave della F355, fatta realizzare appositamente dal proprietario in argento puro con il logo del Cavallino Rampante a decorare l’impugnatura: la requisisco gentilmente, la infilo nel blocchetto d’accensione e osservo i quadranti Veglia (come nella 348 ma con una grafica molto meno anni ’80 e più attuale) prendere vita, con l’ago del contagiri che si assesta tranquillo al minimo. A differenza dell’antenata la pedaliera non è disassata ma – dettaglio molto interessante – i sedili sono montati in maniera asimmetrica, con quello del guidatore leggermente più vicino al centro della vettura, anche se dovreste essere un sarto reale per accorgervene. Buona parte del miglioramento di cui parlavo prima lo troverete nello sterzo e nei pedali: il primo è estremamente ergonomico e comodo da impugnare ma soprattutto è servoassistito così – a differenza della 348 – muoverlo non vi metterà a dura prova i bicipiti mentre la pedaliera è meno pesante e più gestibile. La F355 abbandona l’intrigante cambio ad H rovesciata per una classica trasmissione a sei marce più retromarcia ma conserva la fisicità e la resistenza nei leveraggi dell’antenata, cosa che mi rende ancora più impaziente di guidarla, così butto dentro la prima e parto sfruttando la leggera e amichevole frizione. Il percorso scelto per la prova è immerso nei campi per chilometri e chilometri e le carreggiate vanno un po’ strette alla Berlinetta ma il susseguirsi di curve, rettilinei infiniti e parti guidate unite all’ampia visibilità sono un buon connubio per percepire tutti quei miglioramenti che la F355 ha ricevuto in dono. La prima cosa da notare sarebbe il motore ovviamente, se non fosse che quel magnifico cambio a gabbia aperta necessita della solita perizia: per i primi chilometri dovrete coccolarlo con doppiette in scalata e cambi di marci morbidi e delicati, fino a quando non avrà raggiunto la corretta temperatura d’esercizio che vi permetterà di sfruttarlo a fondo. A quel punto la vostra pazienza verrà ampiamente ripagata da uno dei più bei suoni che sentirete al volante della F355, quel ‘clack clack’ della leva in metallo che scorre lungo la griglia mentre effettuate passaggi di marcia rapidi e scalate che ora si accontentano di un ‘semplice’ punta tacco.
Anche a temperatura giusta però questo sei marce pretende abilità e la sua leva non brilla di precisione costringendovi a mantenere un buon tatto, specialmente nel passaggio dalla seconda alla terza, ma la meccanicità e le sensazioni sono tali da farvi sentire estremamente appagati. Come dicevamo, subito dopo non potete non essere sedotti dal 3.5 litri V8 dietro le vostre spalle che produce una melodia squisita, soprattutto al preciso regime di 3.500 giri dove le cinque valvole per cilindro generano un particolarissimo gorgoglio che ascoltereste per tutto il giorno, anche se ciò non significa che me ne sia rimasto fermo a 3.500 giri… . Affondate l’acceleratore incernierato in basso e la F355 vi sorprenderà con un’accelerazione notevole: non violenta ma estremamente lineare con un’ottima coppia ai bassi e un avvertibile cambio di passo superati i 5.000 giri, il tutto unito al sound del V8 di Maranello – un celestiale urlo che può arrivare fino a 8.500 giri – e alla perfetta rapportatura del cambio. Nella guida impegnata però sorgono le prime perplessità riguardanti i miglioramenti affermati dalla casa di Maranello: la F355 è sì più fruibile, comoda e sfruttabile della 348 ma forse tutto questo ammodernamento ha pagato lo scotto di aggiungere dei filtri fra il guidatore e la strada. Il volante per esempio si impugna perfettamente ma non vi trasmette in maniera sufficiente le informazioni delle ruote anteriori così come le sospensioni a controllo elettronico, rigide il giusto, composte e con poco rollio ma che insieme al telaio non vi mettono davvero a vostro agio, lasciandovi intuire più che capire cosa stia accadendo sotto di voi.
I freni sono molto simili alla 348 con un pedale duro e poco modulabile ma la vera sfida con la 355 è il suo bilanciamento: il telaio (seppur quasi identico) è lievemente più coerente rispetto all’antenata ma non potrete permettervi di dargli molta confidenza. Mentre la 348 poteva allargare con il posteriore per inerzia la F355 vi fa intendere che è più propensa a sovrasterzare di potenza, pertanto è richiesta una buona dose d’attenzione: al momento non ricordo un’altra auto dove abbia dovuto usare una tale delicatezza per sterzo e acceleratore in uscita di curva, dosandoli con una sensibilità paragonabile al tenere in equilibrio una piuma, anche se una delle ragioni potrebbero essere le gomme Michelin dalla mescola classica. Il fatto che la F355 berlinetta non sia facile da portare al limite però fa parte del suo carattere: a velocità di crociera si rivela più sfruttabile della 348 TB mentre nella guida sportiva pretende un certo rispetto, sia perché filtra più informazioni sia perché state comunque guidando un cavallino di razza a motore centrale con quasi 400 cavalli di un tempo. Questo aspetto potrebbe apparire come negativo ma vi costringe a concentrarvi così tanto che una volta riusciti a sfruttare a dovere il potenziale della berlinetta sarete incredibilmente soddisfatti, senza dimenticare il cambio coinvolgente, il motore squisito e rabbioso e una linea da far perdere la testa a chiunque. E al volante di una vettura magnifica come la F355 berlinetta la soddisfazione sarà l’unica cosa che potrà interessarvi.
Lavoro pubblicato sul numero di Aprile ’19 di Automobilismo d’Epoca
di Tommaso Ferrari