CARCIOFO FRANCESE

Snobbata e dimenticata a favore della sorella minore più sbarazzina anche la 309 GTI dimostra di avere diverse carte in regola per emozionare

Tutto bene grazie caro, sono qua a fare due passi al Castello di Soncino. Guarda, c’è una temperatura gradevolissima e un ragazzo sta fotografando una macchina, una di quelle vecchie, un po’ squadrate, penso sia una Fiat 1100”. Volevo quasi correggere la signora che passeggiava lì accanto durante il servizio fotografico ma come darle torto, sono poche le persone che conoscevano la Peugeot 309 GTI e anche quelle probabilmente se ne sono scordate in favore della sorella minore, la 205. Ah, la 205: negli anni ’80 la piccola gloria francese ha riscosso un successo strepitoso con le versioni GTI – sia 1.6 che 1.9 – e tutt’oggi è acclamata come una delle migliori youngtimer a trazione anteriore del mercato grazie alla sua proverbiale agilità e al carattere brioso, oltre al look piuttosto prestante. Sono state vendute come le frittelle a carnevale, ancora ricercatissime, mentre la 309 GTI… beh, la 309 era vista più come un carciofo che come una frittella. Più bruttina, dinamicamente ritenuta meno valida e non necessaria; perché comprarne una se c’era la 205? La 309 GTI non merita questo triste oblio, così ho deciso di testarla come si deve per aiutarla a liberarsi dalla pesante cappa della sorellina a due volumi. A patto ovviamente che sia realmente valida (spoiler: lo è). Ad inizio anni ’80 la Peugeot non se la passa molto bene finanziariamente, la 205 è appena stata lanciata – corrisponde quindi ad un’incognita – e l’unico modello del segmento C è la Horizon della Talbot, proprietà della casa francese dal 1978. Il problema è che la Talbot ha rogne anche peggiori, tanto che Peugeot è indecisa se produrre l’erede della Horizon utilizzando la propria firma – comunque più solida – o quella della acquisita per questioni di continuità. La casa del leone ci pensa… e cancella direttamente il brand Talbot, tolto il dente tolto il dolore insomma.

A fine 1985 viene così presentata un’inedita due volumi e mezzo, segmento C, basata sul pianale della 205 con la quale condivide svariate parti – sia esterne che interne – e dalla quale si differenzia per lo spazioso abitacolo e il peculiare posteriore, con un volume discendente che ricorda vagamente una coupé quattro porte. Tra tutte le versioni disponibili di 309 identificate da sigle che coinvolgono metà alfabeto – GR, GT, SX, XA, GRD, SR – la GTI, ca va sans dire, è quella davvero interessante, e incredibilmente difficile da trovare. La 205 era per l’appunto la sorella gnocca, e nessuno voleva ritrovarsi con quella bruttina e con qualche chilo in eccesso. Risultato: la 309 GTI è rara, molto rara. In Italia ce ne sono solamente due in vendita (una è quella in foto) mentre in Inghilterra ve ne sono registrate solo 46 circolanti, contro più di 1.300 205 GTI. Gli antipatici diranno che la 309 GTI è rara perché non se la filava nessuno, il che… ehm, è abbastanza vero, ma le qualità della 309 non sono da sminuire. Esiste persino una setta, pardon, gruppo di coraggiosi che sostiene di preferire di gran lunga la 309 alla 205. A farla semplice la 309 GTI è come una 205 GTI allungata: la base di partenza è quella, e anche la meccanica è stata trasferita in blocco, con il motore che è lo stesso quattro cilindri aspirato da 130 cavalli e 1,9 litri della sorella minore. Il cambio è il medesimo, condiviso dalla 1.6 e dalla 1.9, solo che su quest’ultima la retromarcia si inserisce all’indietro e sulla 309 in avanti. I vezzi estetici ci sono in abbondanza con appariscenti cerchi in lega e profili rossi, quattro fendinebbia e uno spoiler di gomma alla fine del lunotto (per la prima serie, nella seconda diventa più piccolo e rigido con fari diversi) che rendono immediatamente riconoscibile il top di gamma.

La sfavillante 309 GTI che ci fa compagnia oggi è di un conoscente e – come me – anche lui è stato irrefrenabilmente attirato dalla stravaganza della 309; non si può dire che sia bella ma la studiate incuriositi. Ha quello strano fascino di un ‘Brutto e buono’ di Gavirate, mica un granché alla vista eppure il gusto è eccezionale. La 309 ha meno di 80.000 chilometri, una verniciatura argento metallizzato molto discreta, interni ben conservati con plastiche perfette (nonostante la qualità fosse piuttosto grezza) e nessuna modifica di sorta. Questo esemplare ha un’altra caratteristica per tirarsela: è la stessa auto che Peugeot Italia espose qualche anno fa alla Fiera di Padova, ancora con le targhe che ne indicano il modello, e giusto per voler fare i romantici l’attuale proprietario iniziò il suo lavoro di meccanico proprio in un’officina della rete Peugeot-Talbot. E’ lui che mi suggerisce la location per gli scatti, l’imponente Castello di Soncino e l’incantevole viale alberato prima di arrivarvi; con i magici colori autunnali la 309 sembra perfino carina. Ora vedremo se saprà anche emozionare. Prima di provare un’auto che conosco poco di solito faccio qualche ricerca per avere indizi, e nel caso della 309 GTI tutte le dichiarazioni erano uguali: “ah, molto più composta della 205”, “retrotreno molto più stabile”, “non si intraversa minimamente come la 205” etc. etc. a causa del passo più lungo ed alla carreggiata più larga. Peccato che nessuno lo avesse spiegato alla 309 così – esattamente 200 metri dopo aver iniziato a guidarla – mi trovo in un traverso che dura metà rotonda! Beh, abbiamo fatto amicizia in fretta. D’accordo, le gomme di questo esemplare potrebbero essere catalogate come fossili ma non vi sto scrivendo da dentro un fosso, il che vuol dire che il telaio e la comunicatività della Peugeot hanno già segnato un grosso punto a favore.

Qualche rotonda simile dopo – si sa, la pratica rende perfetti – inizio a intuire il carattere di questa particolare due volumi e mezzo, veramente brillante. L’inserimento in curva è più preciso e solido della sorella minore, con un avantreno piantato e buona tenuta, ma a dispetto del passo allungato e dei chili in più (930 chili a secco contro 860) la 309 conserva quel meraviglioso lato sovrasterzante della 205, solamente più progressivo e tranquillo. In una parola: fantastico. Il feeling che vi ritorna è totalmente naturale e una volta prese le misure sarete così rilassati che potrete prendere thè e pasticcini durante un controsterzo. Lo sterzo è più pesante della sorella minore e ugualmente informativo, come una guida turistica; magari non quella che vi sa dire l’anno di costruzione di ogni singolo lampione di Venezia ma una che sa farvi andare via comunque più colto di prima. Butto un occhio sul tachimetro e mi accorgo che non sto nemmeno andando tanto piano: l’1.9 litri da 130 cavalli ha una discreta coppia e inizia a spingere parecchio verso i 4.000 giri per allungare fino a 6.500, anche se è inutile insistere oltre i 5.800. Il quattro cilindri manca della voracità di giri dell’1.3 litri della 205 Rallye ad esempio, né è così vivace, pur compensando con la maggior coppia e segnando un fiero 8,0 secondi sullo 0-100. Ancor più rapida è la 309 GTI 16 valvole, presentata nel 1989 con lo stesso bialbero della Peugeot 405 MI16 capace di ben 160 cavalli, che compensano i chili in più rispetto alla 205 rendendo piena giustizia all’ottimo telaio.

Due altri aspetti importanti quando state affrontando un misto veloce – come adesso – sono i freni e il cambio, e in entrambi i casi la 309 fa nuovamente centro con un pedale fermo e vigoroso e una trasmissione estremamente piacevole da usare. Manca parte della nuda meccanicità che trovate sulla Rallye, però le cambiate sono altrettanto precise e il passaggio tra le marce risulta ancora più scorrevole. E’ davvero ben studiato! Se la pedaliera fosse più comoda per il punta tacco sarebbe stata la ciliegina sulla torta. E gli interni? I sedili non sono esattamente dei gusci in carbonio all’apparenza, anche se l’imbottitura è comoda e il profilo vi tiene bene in curva, mentre qua e là trovate caratteristiche curiose. I comandi dei finestrini elettrici ad esempio sono in fondo al pannello porta e tra le cinture ci sono due levette che comandano – tramite cavi – l’apertura dei finestrini posteriori. Per quel che riguarda lo sportellino per il rifornimento invece dovrete organizzare una caccia al tesoro di gruppo dato che è nascosto sotto il freno a mano lato passeggero; in caso vi prestino una 309 sperate che abbia il pieno… .

Dopo parecchio tempo che guido mi sono fatto un’idea chiara di questa curiosa francese: non è certamente ‘cool’ o smaliziata come la 205 GTI, un must per i giovani all’epoca, e non ha quel carattere ribelle rivolgendosi ad un pubblico più adulto, tuttavia bollare la 309 come una replica sgraziata e noiosa è un crimine orribile. Esteticamente è talmente particolare che inizia (quasi) a piacere e le qualità di guida non sono inferiori alla sorella più famosa: il fascinoso carattere sovrasterzante resta, reso più godibile e meno snervante da un passo più lungo e reazioni più lineari, il cambio è fantastico e il motore regala prestazioni intriganti. Si può quasi dire che sia più completa della 205, nata prevalentemente per fare gli hooligan dal momento in cui girate la chiave a quello in cui parcheggiate in freno a mano. A voler correggere qualcosa mi piacerebbe un quattro cilindri più famelico di giri e interni più accattivanti, oltre ad una pedaliera meglio disegnata, piccole modifiche che renderebbero una compatta sportiva già di suo divertentissima un vero gioiellino. Lascio la GTI stupito, avevo paura di trovare una copia carbone della 205 trasferita in una carrozzeria meno attraente e dalla dinamica inferiore, invece la 309 ha un suo personale carattere, carattere che a sorpresa vi lascerà tutto tranne che indifferenti.

Un grazie a Paolo per la sua divertentissima 309 

di Tommaso Ferrari