ARANCIA MECCANICA

La Super 3 è un oggetto unico, un’esperienza esilarante e rilassante che andrebbe provata almeno una volta nella vita

Tangenziale, 90 fissi, mattina presto. Sto guidando sereno in direzione Salò quando percepisco una presenza massiccia affiancarmi all’improvviso. Mi volto giusto in tempo per vedere i passeggeri di un Suv dediti a scattarmi foto e filmarmi con il telefonino, tutti sorridenti e radiosi, e non sono certo i soli. Nell’ultima ora almeno quindici veicoli con relativi passeggeri han fatto lo stesso, sbracciandosi per salutarmi o formando cuori con le dita nella mia direzione. D’accordo che per oggi mi sono vestito con cura ed esistono esemplari di sesso maschile più decadenti… ma temo che la mia autostima dovrà tornarsene con i piedi per terra. Sospetto che tutta questa attenzione non sia dedicata a me, bensì a ciò che mi circonda, una nuovissima Morgan Super 3 in Coral Orange. Non che se fosse grigio cemento passerebbe inosservata diciamocelo. La linea è sbalorditiva, avete questo larghissimo muso all’anteriore con due ruote semi scoperte, una sola ruota posteriore, un abitacolo ispirato ad una vecchia barchetta da corsa – completamente aperto – e un lato b stretto e sinuoso sviluppato quasi fosse un’imbarcazione di lusso. Agli occhi di un bambino potrebbe benissimo sembrare un sigaro da combattimento mobile. La libertà stilistica permessa dall’avere tre sole ruote è fenomenale, svincolata dai convenzionali canoni, ed è per questo che non posso parcheggiare la Super 3 senza incappare in decine di persone ansiose di saperne di più a riguardo. Il fatto che la Morgan color arancia attiri più attenzione di una Lamborghini in fiamme è solo una delle sue tante peculiarità, sviluppatesi nel corso di un’evoluzione ultra secolare.

La Super 3 – per quanto spaziale e misteriosa possa apparire – non è nient’altro che la reinterpretazione moderna della primissima ‘vettura’ costruita dalla Morgan Motor Company, la Runabout, un’opera di genio mista a pazzia del lontano 1909. Bisogna pensare alla faccenda con la mentalità di inizio ‘900, un periodo dove le auto sono ancora un concetto nuovo e in via di sviluppo, ogni innovazione può rappresentare un salto quantico in avanti o una cantonata. Un ardito ingegnere di nome Henry Frederick Stanley Morgan non vede l’ora di poter costruire un proprio veicolo, l’idea embrionale è quella di una motocicletta, rapidamente convertita in auto dopo aver acquistato un motore Peugeot da 7 cavalli. In realtà ciò che scaturisce dalla fervida mente di HFS Morgan è una via di mezzo tra le due e le quattro ruote: un triciclo a motore, influenzato dalla nonna di tutte le vetture, la Benz Patent Motorwagen del 1886.

La semplicità in quegli anni vince su tutto, un vantaggio in termini costruttivi ed economici, oltre che di affidabilità, dato che – come dirà in seguito il buon Henry Ford – “ciò che non c’è non si rompe”. Morgan realizza la Runabout con tre sole ruote, niente retromarcia, due sole marce in avanti, configurazione monoposto e persino il volante in realtà non è presente, rimpiazzato da una sorta di timone. La pazza idea di Morgan ha successo su strada e nelle cronoscalate, e i suoi singolari modelli prolificano fino agli anni ’50 con la Model F Super e versioni addirittura a quattro posti, fino a giungere (dopo un’interruzione di sei decadi) alla Morgan 3 Wheeler del 2011, incredibilmente simile alla Super Sports Aero di fine anni ’20. La 3 Wheeler ha cinque marce più retromarcia, un vero volante, un motore V2 di derivazione motociclistica appollaiato sull’anteriore (o perlomeno questo è l’effetto) e prestazioni proporzionali al vostro coraggio.

Ottiene un successone a livello mediatico, ma dopo dieci anni è ora di voltare pagina sfornando qualcosa di ancora più improbabile e curioso. Ecco a voi la Morgan Super 3. Se tralasciamo la scomparsa del motore a vista – la possibilità che un pedone si trovasse un V2 raffreddato ad aria in faccia deve aver pesato molto sulla decisione – la Super 3 è ancora più strabiliante della sua progenitrice, come una 3 Wheeler proiettata nel futuro. Il motore è un 1.5 litri tre cilindri Ford aspirato da 118 cavalli, il cambio è di derivazione Mx-5 (una garanzia), gomme Avon su misura, fari a Led, interni in pelle rigorosamente impermeabili e dettagli ispirati ai jet moderni o ai caccia, come la plancia e il pulsante d’accensione, o il piccolo parabrezza sdoppiato. Non importa se protegga dal vento meno di una carta da briscola, è stupendo da vedere. Il colore, i cerchi, le linee avveniristiche e le intelligenti piastre porta valigie corredate di agganci in tinta rafforzano l’aspetto da concept della Super 3, difatti più di una persona mi chiede se si tratti di un nuovo prototipo.

Il solo entrare nella Super 3 è scenografico: non ci sono tetto, portiere o finestrini; bisogna scavalcare con il piede destro la fiancata e appoggiarsi sulla parte di telaio a vista, spingere con il quadricipite e trascinare l’altra gamba all’interno mentre scivolate delicatamente in posizione. L’esperienza di guida è unica, basilare: siete più esposti che in moto – dal torace in su affrontate l’aria come un cavaliere medioevale – ma connessi ad un oggetto pregno del coinvolgimento meccanico che amiamo in un’auto. Senza contare che siete a pochi centimetri da terra, così pochi che sporgendo il braccio potete persino toccare l’asfalto. Cambio manuale, trazione posteriore, nessun controllo elettronico, motore aspirato; tanto terrificante in autostrada (bisogna controsterzare ad ogni sorpasso per le turbolenze prodotte dall’aria) quanto speciale lungo le strade extra urbane e i passi di montagna.

Una volta seduti l’abitacolo si rivela molto meno angusto di quanto appaia, non siete come un tonno in lattina, se non per il braccio sinistro che va tenuto dentro o fuori l’abitacolo a seconda del tipo di curva in atto. Infilo la chiave nel blocchetto nascosto sotto lo sterzo, sveglio i quadranti con la grafica da jet, sollevo il suggestivo coperchio – mi sento già un asso dell’aviazione – e premo il pulsante Start. Morgan ha fatto un buon lavoro con il propulsore Ford: i tre cilindri non sono motori ‘esotici’, specialmente per il sound che ricorda troppo un frullino metallico, al contrario quello della Super 3 ha una voce rauca, più profonda, quasi vintage. Le prestazioni parlano di uno 0-100 in 7 secondi ed una velocità massima di 210 km/h, certificata sicuramente da un eroico volontario. Infilo guanti da moto e casco (fondamentale oltre una certa velocità, sennò l’unica cosa che vi proteggerà da un sasso sarà la vostra fronte) e mi reimmetto sulla Gardesana, relativamente trafficata in questo caldissimo Marzo. Poco male, ho già scoperto alcuni esilaranti tratti del ‘sigaro arancio’ salendo verso Serle in modalità “Barone Rosso”, e a breve ne sviscererò altri lungo il percorso di Valvestino e della Val di Ledro. Oltre al sibilo della trasmissione e al fatto di essere in balia degli elementi (e all’attenzione da porre nelle manovre considerato l’anteriore incredibilmente largo) la Super 3 non è poi così diversa da una vettura normale, perlomeno finché non iniziate a rimboccarvi le maniche alla guida. Il tre cilindri è reattivo fin da subito, deve muovere solamente 635 chili a secco che in termini odierni significano mezza (!) Golf, con uno spunto pronto ai bassi e ancor più vigoroso a medio regime.

Lungo la Gardesana mi sono goduto il lato ‘glamour’ della Super 3, tra ammirazione e approvazione dei passanti, ora voglio sfruttare l’inusuale telaio in alluminio e vedere se questo giocattolone a tre ruote possa fornire i giusti brividi. Le due gommine Avon da 130/90 R20 non possono fisicamente garantire un grande grip nel lento, così come la forma stretta del telaio che fa flettere tantissimo il muso. In questo genere di percorsi non bisogna esagerare, pena un elevato sottosterzo, al contrario in un misto veloce potete allocare maggior fiducia all’anteriore bilanciando anche il retro, scoprendo una Super 3 veramente rapida. Tutto ciò a patto di guidare più puliti di un abito da cerimonia e senza oltrepassare il limite, altrimenti vi ritroverete con la ruota interna sollevata da terra e solo tredici centimetri di gomma a tenervi a contatto con l’asfalto. Poco carino. Le sezioni più avvincenti sono i susseguirsi di ampi tornanti, il propulsore Ford è sempre in piena coppia così riesco a vincere la massiccia trazione della ruota posteriore e a produrmi in alcuni sovrasterzi da cartone animato. Ormai la mia guida ‘ispirata’ sta andando avanti da parecchi chilometri e la Morgan è così fisica da domare al limite che sento lo sforzo dei pettorali e delle braccia per mantenere saldo il duro volante Motolita da 14 pollici, piuttosto comunicativo a dispetto della spalla da ciambella gonfiabile. Mi fermo un attimo a riposare e ad ammirare la vecchia Dogana Austro-Ungarica che emerge dalle acque di Valvestino, uno spettacolo affascinante e al tempo stesso allarmante, dato che solitamente in questo periodo il livello del lago copre quasi tutte le pareti del rudere. Nello stesso momento un furgoncino quasi manca la curva tanto è basito alla vista della Morgan; meglio ripartire.

Scendendo verso il Lago d’Idro imposto un ritmo più calmo, anche perché i freni non sono esattamente mordaci (anzi) per quanto sensibili. A tal proposito, ecco uno di quei dettagli apparentemente minimi ma deliziosamente importanti: la pedaliera (regolabile, dato che il sedile è fisso) è un piccolo capolavoro, il design minimal è magnifico e la resistenza dei pedali è perfetta, con una frizione particolarmente pesante. Del cambio c’è poco da dire: è quello di una Mx-5 moderna, quindi più che brillante. Non si raggiunge la precisione delle prime serie, le NA e le NB, e la corsa è leggermente più lunga, per il resto è un pregiato esempio di meccanica dedita al piacere di guida, tattile e trasparente. La rapportatura corta e il motore reattivo invogliano a cambiare continuamente, e la pedaliera – altrimenti non la apprezzerei così tanto – favorisce il punta tacco. Mi lascio alle spalle la calma del Lago d’Idro e punto verso la Val di Ledro, dove l’asfalto fortunatamente è ben tenuto per la media italiana; non che la Super 3 sia scomoda (se non per i sedili alla lunga), anzi, è sorprendentemente vivibile come assetto (soprattutto all’anteriore) ma ci si mette un po’ a evitare le buche nel modo corretto. Scansatene una come fareste normalmente e la prenderete in pieno con la ruota centrale posteriore, per insoddisfazione dei vostri glutei. La Val di Ledro – una bellissima vallata che collega Idro al Garda buttandoci in mezzo anche il Lago di Ledro – è sempre piacevole, anche se spesso trafficata. Mi fermo per qualche scatto e fuggo dalla bolgia fino al deserto Passo Ampola.

Per concludere la giornata mi avventuro verso Passo Tremalzo, una strada sconosciuta ai più, che conduce ad un punto panoramico invidiabile. Purtroppo è quasi buio ma l’ora successiva – sulla via del ritorno – è puro piacere. Ho aggiunto ai guanti e al casco un bel maglione pesante e sto guidando la Super 3 ad un ritmo piuttosto elevato senza mai esagerare. Il crepuscolo incalza, le strade sono deserte, il timbro classico del tre cilindri mi tiene compagnia e il silenzio di queste zone è surreale; è una sensazione profondamente rilassante, pacifica. Che dura finché non vengo nuovamente risucchiato dal traffico della civiltà. Mannaggia. La Super 3 non è per tutti: è spartana, poco pratica, decisamente costosa (70.000 euro in questo caso… ouch) e se piove siete in grane grosse, ma con tutti quei soldi non comprate un veicolo, comprate un’esperienza. L’esposizione agli elementi, la guida imperfetta e unica, il calore delle persone che vi incrociano per strada, tutti aspetti quasi introvabili al di fuori di questo fumetto arancione. Fino ad ora ne sono state vendute tre, in Sicilia e in Puglia, luoghi dove la Super 3 potrà essere utilizzata quasi tutto l’anno; immaginate di arrampicarvi verso l’Etna come se aveste tutto il tempo del mondo, mentre sopraggiunge l’alba e il paesaggio comincia a saturarsi di colori. Ecco il perché dell’esistenza della Super 3: esaltare il momento, distaccarvi da tutte le modernità e i filtri moderni per riportarvi alle basi e stimolare il vostro lato più avventuroso. Non è neanche per sbaglio la migliore auto che abbia mai testato a livello di guida, e non vuole nemmeno esserlo, eppure è di certo una delle più elettrizzanti.

Un ringraziamento a Romeo Ferraris per la Super 3

                           

                                                                                                                                                                                                                                                                                  di Tommaso Ferrari