SMOKE MACHINE

 

La signora mi guarda, sorride amichevolmente, e con i palmi delle mani rivolti verso il basso mi fa il segno universale per dire “slow down”, della serie “stai buono dai”. Effettivamente ha ragione. Sto guidando la Z lungo la meravigliosa strada che si snoda a sud di Varano, con le sue colline d’argilla e i paesaggi che a breve diventeranno Appennini e tra curve, salite e tornanti mi sono fatto prendere leggermente la mano, così saranno otto chilometri che la sopracitata signora sta sentendo il mio arrivo. Un po’ (solo un po’) in colpa spengo il bang, butto su una marcia, rallento e faccio finta per un attimo di essere una persona pacata e civile dietro ad un volante qualsiasi… cosa che però mi costa una fatica tremenda. Il fatto è che mi stavo proprio divertendo. Attendo di essere nuovamente circondato da soli alberi, scalo, mi scuso mentalmente con la signora di prima e torno a far cantare il V6 là davanti attraverso il bosco. Se siete perplessi nel sentire qualcuno divertirsi tanto con una pesante 350 Z in mezzo alle curve posso capirvi, tuttavia questa non è una Z normale. La grossa coupé Nissan mi è piaciuta sin dalla presentazione: aveva un look muscoloso, un bel motore che compensava con il sound e la cilindrata la mancanza di un paio di turbo, trazione posteriore, cambio manuale e oggi si trova a cifre abbordabilissime; aggiungete al prezzo dell’usato un silos mobile di 100 ottani da tirarvi dietro – consumicchia – e sarete a posto. Peccato fosse pesante, molto pesante.

Per nostra fortuna la cosa ci riguarda relativamente perché come dicevo questa non è una Z normale, ma una Nissan 350 Z con kit Cosworth, qualche modifica Nismo e regolazioni settate per ottenere una sorta di ‘drift car stradale’. Tradotto: più potente, cattiva e agile. Perfetto. Il kit Cosworth è una preparazione messa a disposizione dall’azienda inglese proprio per il VQ35DE della Nissan che comprende svariate modifiche come aspirazione Cosworth, teste lavorate, nuovi pistoni e bielle e un aumento di cilindrata, che passa da 3.5 litri a 3.7 litri come la sorellona più recente. In aggiunta abbiamo alberi a camme Nismo, collettori Nismo, cento celle, nuovi radiatori di acqua e di olio, frizione bidisco in rame, assetto Tein, barra duomi in carbonio, freni Brembo migliorati e un differenziale autobloccante a una via e mezza aggressivo quanto un argentino lasciato senza carne per un mese. Tutte queste modifiche – e altre finezze che non posso citare altrimenti facciamo notte – hanno fatto salire i cavalli dai 280 di serie fino a 326, con una coppia di circa 390 Nm e una fame di giri davvero notevole. Gli interni sono rimasti praticamente di serie fatta eccezione per un bel contagiri Nismo e qualche levetta che appare al centro del cruscotto, incaricate di selezionare due diverse mappe per l’acceleratore e di accendere o spegnere il bang, che quando è attivo trasforma il sound del V6 da glorioso a illegale in maniera esilarante. Mentre il proprietario mi spiega tutte le regolazioni fatte per rendere la Z più precisa e agile continuiamo a cercare il posto giusto per qualche foto statica e dopo essere finiti (ahia) su un percorso sterrato imbocchiamo una stretta strada in salita che ci porta in un adorabile borghetto in pietra.

Tra trattori, gattini appena nati e qualche residente salta fuori che l’intera borgata appartiene nientemeno al signor Dallara, cosa che potevamo anche aspettarci visto che siamo a un tiro di fionda dalla sua sede. Concentrandoci sulla Z viene da pensare che sia invecchiata davvero bene: il design non è noto per essere leggiadro ma quelle linee semplici, quei passaruota larghissimi e i dettagli aggressivi le danno un’aria muscolosa che anche dopo diciassette anni fa la sua figura; abbassatela un pelo e mettete dei cerchi più scenici e l’effetto sarà ulteriormente amplificato. Finiamo gli scatti statici, vengo sbatacchiato per un po’ dentro ad un baule per quelli in movimento e finalmente posso rilassarmi accomodandomi nei morbidi sedili in pelle biscotto della Z. Devo ammettere che quelle palpebre sui fari erano allarmanti, potevano significare ‘tanta scena e poca resa’ invece l’elenco di lavori fatto dal proprietario mi ha rassicurato facendomi capire che la 350 Z è diventata un giocattolo serio per amanti della guida, e ne ho presto la conferma. Gli interni mi piacciono subito: comodi e ergonomici, con una posizione di guida pressoché perfetta che trovo al volo. Non siete seduti a terra ma comunque sufficientemente sdraiati con la leva del cambio vicina, il volante ampiamente regolabile e il contagiri Nismo centrale che aspetta solo di ravvivarsi. Accendo il V6, sollevo la pesante frizione in rame per fare manovra e… TOC TOC TOC. Ah già, il differenziale. L’autobloccante posteriore chiude al 75 %, una percentuale considerevole, e quando è freddo e avete su cerchi da 19’’ vi fa capire senza mezzi termini che lui è lì per far scivolare correttamente quel grosso posteriore e non certo per aiutarvi a parcheggiare. Scaldato tutto per bene e prese le dovute misure mi dirigo a quel bellissimo nastro d’asfalto che sale verso Solignano e in breve comincio ad apprezzare la Z.

La cosa che mi conquista subito – e mi stupisco – è il cambio. Dico così perché questa trasmissione monta uno short shifter, affari che generalmente non sopporto dato che rendono la corsa inutilmente corta e gli innesti orribilmente gommosi; qua però, sorpresa: l’escursione è rimasta umana e le cambiate sono cristalline, meccaniche e toste, una goduria in pratica. Il sei marce è vigoroso e comunicativo esattamente come piace a me, forse un filo contrastato ancora ma grazie ad una pedaliera perfetta per il punta tacco e un acceleratore elettronico (qua settato sulla mappa più spinta) affilato come un rasoio vi sentirete immediatamente a vostro agio. Il V6 ha una gran voce e spinge forte, aiutato da una coppia conica leggermente più corta e dal kit Cosworth che fa buon uso di tutti i 46 cavalli in più, anche se ai bassi si sente che deve spingere oltre una tonnellata e mezza (senza contare noi due a bordo) di peso. Meglio quindi tenere l’ago inchiodato alla parte alta del contagiri, tanto più che dai 4.000/4.500 giri fino al limitatore la Z ha un allungo violento e tanta voglia di giri, sottolineata da un sound molesto, metallico e ben poco civile. Se poi tenete accesa la levetta del bang dai due terminali usciranno tanti di quegli scoppi e fucilate da infervorarvi ancor di più alla guida, con la controindicazione di urtare vagamente i vostri timpani e di farvi – appunto – sentire a chilometri di distanza.

Quasi all’inizio del percorso c’è un tornante da seconda dove la Z mette subito in chiaro ciò di cui è capace: sfrutto uno scollinamento in uscita per pestare bene l’acceleratore e togliere le gomme posteriori dalla loro traiettoria con un traverso piuttosto vistoso, il retro scarta aggressivo ma la Nissan si rivela ugualmente intuitiva da correggere, con reazioni chiare e uno sterzo rapido in ripresa; dopotutto quella campanatura così negativa non è lì a caso… . Nonostante il voluminoso posteriore sia felice di allargare e l’autobloccante sembri pregarvi affinché possa rendersi utile – tanto che le manovre vi viene quasi voglia di farle con dei tondi – non avete attimi di panico o caotici tentativi di recupero perché la 350 Z risulta ben bilanciata e spontanea, con movimenti composti della scocca. Al momento sono montati cerchi SSR da 19 pollici con gomme posteriori da 275/35 che garantiscono un ottimo equilibrio tra grip, guidabilità e traversi a piacere senza dover essere costretti a montare dei tergicristalli ai finestrini laterali. Con i 18’’ e gomme da 245/40 il proprietario riconosce che su strada probabilmente la Z andrebbe più storta di un irlandese la notte di San Patrizio, invece con questo set up è davvero gradevole. L’assetto Tein lavora molto bene eliminando la maggior parte del rollio in curva e controllando a dovere la non indifferente massa della 350 Z, che però resta parecchia. Oltre a ciò infatti l’unica pecca è la taratura degli ammortizzatori, un pelo troppo morbida in compressione visto che questa strada è tanto stupenda quanto piena di sconnessioni, depressioni e rattoppi che ad alta velocità fanno come spanciare la Z in ‘atterraggio’ con tutto il suo peso, finendo per (scusa Fabrizio) grattare spesso il povero splitter anteriore contro l’asfalto.

Lo sterzo nonostante sia un po’ avaro in fatto di informazioni è piacevolissimo, leggero e veloce aiutandovi a dissimulare gli ingombri della Z e facendovi apprezzare ancora di più tutto il lavoro svolto su quest’auto e la sua distribuzione dei pesi. Anche il telaio e l’equilibrio generale sono da apprezzare, con un bel bilanciamento in percorrenza (e una sana e giusta propensione al sovrasterzo) e senza sottosterzo in ingresso, ovviamente a fare le cose per bene e non inserendosi alla ‘speriamo in Dio’. Tra il V6 che canta come un matto e si incattivisce in alto, il cambio e la frizione che mi piacciono un sacco e l’insieme di regolazioni che ha reso questa Z molto più agile dell’originale si torna al discorso iniziale: mi sto divertendo parecchio, cosa che non era per nulla scontata visti i chili che la coupé Nissan deve portarsi appresso e il mio amore sconfinato per Caterham, Lotus e grissini vari. La cosa migliore della Z è il fatto che sia veloce, decisamente veloce, ma non in maniera folle come le supercar di oggi così che anche su una strada come questa (lo so, lo che non si fa…) possiate sfruttarla a pieno godendovi ogni punto di corda, ogni scalata e ogni leggero – o non leggero – traverso in uscita. Per quanto siano efficaci gli affinamenti e il kit Cosworth, una Mx-5 o una GT86 restano comunque più agili e a loro agio su un percorso misto, però mancano della cattiveria e della prepotenza della Z, che viceversa potrebbe ovviamente migliorare perdendo qualche chilo. Il punto importante è che il tempo e i soldi spesi su questa 350 Z hanno allontanato di parecchio l’ago della bilancia dalla zona “Coupé GT” facendolo pendere verso quella categoria di sportive più incentrate alla guida, ecco perché dovesse ricapitare l’occasione non mi dispiacerebbe per nulla sedermi di nuovo sul sedile del guidatore. E stavolta signora le prometto di non passare da Solignano

Grazie a Fabrizio, Federico e Riccardo per la bella giornata

di Tommaso Ferrari